Indirizzi di metodo relativi agli interventi di restauro da eseguire sugli edifici di Ortigia con particolare riguardo alla conservazione delle fronti esterne.
Criteri di base validi per qualsiasi lavorazione
Criteri validi per specifiche lavorazioni
Interventi sui materiali lapidei artificiali (intonaci)
Interventi sui materiali lapidei naturali
Interventi sugli altri elementi delle fronti esterne
Criteri di base validi per qualsiasi lavorazione:
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Evitare le imitazioni in stile - Una buona consuetudine consiste nell'evitare ingiustificati tentativi d'imitazione o di effetti di 'finto antico' ; ove occorre eseguire piccole ma indispensabili modifiche, è preferibile, senza sacrificare l'unità formale dell'opera, proporre calibrate e discrete espressioni aventi 'una valenza espressiva di cultura contemporanea'.
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Evitare inutili tentativi di rinnovamento dell'opera - Gli abbellimenti, gli imbellettamenti, le cosmesi, gli ammodernamenti generalizzati e qualsiasi forma di 'riconduzione al nuovo', di 'ripristino' o di presunta 'ricerca dello stato originario dell'opera' sono operazioni che nulla hanno a che vedere con la conservazione. In ogni caso occorre considerare che, il segno del trascorrere del tempo è un valore storico ed estetico di straordinaria efficacia.
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Rispettare, nell'eseguire qualsiasi genere di lavoro, il principio del 'minimo intervento' - Nell'uso di qualsiasi tecnica, anche se poco invasiva e reversibile, occorre fermarsi poco 'prima del giusto' evitando, in tal modo, di eccedere o di esagerare ed escludendo, in ogni caso, tutti quei lavori che non sono strettamente necessari (direttamente o indirettamente) alla conservazione dell'opera.
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Rispettare il principio della 'reversibilità' degli interventi - In quest'ottica lavorare 'per aggiunte' è meglio che 'per rimozioni' ; ogni aggiunta è, infatti, rimovibile, mentre (nel restauro) l'atto del rimuovere (inteso come operazione di dismissione/demolizione) è sempre irreversibile.
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Rispettare i principi della 'compatibilità' meccanica, chimica e fisica - Il rispetto della compatibilità fra i materiali costituenti la preesistenza e quelli a questa aggiunti per integrazioni o per riparazioni è una condizione che assicura all'insieme un comportamento omogeneo nel tempo. In tal modo si evitano le differenti reazioni alle sollecitazioni indotte dall'ambiente ed i conseguenti fenomeni di distacco, di scorrimento differenziale, di stati di coazione e/o di sovraccarico localizzato ; tali fenomeni sono notoriamente capaci di accelerare il degrado in corrispondenza delle zone poste ai margini dell'intervento.
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Assicurarsi sull'effettiva 'durabilità', degli interventi - La durata delle parti antiche e di quelle moderne (aggiunte) dovrebbe essere sostanzialmente uguale. Per le sostanze protettive e per i lavori di manutenzione si può accettare una durata più breve (cinque, dieci anni) mentre negli interventi di sostituzione o d'integrazione (solo se strettamente necessari) la durata dovrebbe essere paragonabile a quella delle parti originali circostanti.
Criteri validi per specifiche lavorazioni.
Conformemente a questi indirizzi di metodo, le modalità per eseguire un corretto intervento sulle superfici delle fronti esterne degli edifici possono esemplificarsi nei seguenti casi :
1) Interventi sui materiali lapidei artificiali (intonaci).
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L'intonaco si presenta ben conservato ma segnato in vario modo dal trascorrere del tempo. In questi casi è possibile esercitare il massimo rispetto per la pre-esistenza limitando le operazioni al minimo indispensabile e 'fermandosi prima del giusto' ; ci s'indirizza, quindi, verso la salvaguardia dell'intonaco senza rinnovarne il colore allo scopo di mantenere le tracce del suo passaggio nel tempo. Si provvede, quindi, a spolverare ed a consolidare le parti più erose o a riprendere ed a fissare i colori esistenti.
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L'intonaco si presenta ben conservato ma il suo colore è irreversibilmente compromesso. In questi casi diviene indispensabile rinnovare la coloritura delle fronti. L'intervento, tuttavia, non deve assumere un carattere eccessivamente competitivo o prevaricante rispetto alla figurazione nella quale s'inserisce né deve essere imitativo o mimetico nei riguardi dell'immagine architettonica ; seguendo queste diffuse consuetudini si provoca una grave alterazione ai valori storici. Il nuovo colore, quindi, non deve riproporre quello originario o uno fra quelli che lo hanno seguito ; l'inserimento di un nuovo colore è rivolto a costituire un'aggiunta 'critica', cioè un apporto che l'odierna cultura può legittimamente recare alla soluzione del problema.
- L'intonaco presenta zone (più o meno ampie) lesionate ed in fase di distacco. In questi casi la demolizione è resa ingiustificata dalla tecniche che consentono la ripresa delle lesioni e la ri-adesione delle parti distaccate.
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L'intonaco si presenta ben conservato ma in alcune parti (più o meno ampie) è assente. La presenza di lacune (localizzate spesso alla base della costruzione per patologie da umidità di risalita) non giustifica (sia in termini culturali sia economici) né la sistematica sostituzione dell'intero rivestimento né la tinteggiatura delle fronti esterne. In questi casi è opportuno procedere riparando le parti mancanti con l'utilizzo di malte cromaticamente controllate o utilizzano tecniche di tipo pittorico di 'ripresa in tinta'.
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L'intonaco versa in pessime condizioni ed è irrecuperabile o completamente assente - Il caso di edifici completamente decorticati, privi (per effetto della mancata manutenzione o in seguito a precedenti demolizioni) degli intonaci originali, è molto diffuso in Ortigia. In questi casi è vano riferirsi ad opere di conservazione o di manutenzione. Ci si trova di fronte ad un problema di 'reintegrazione dell'immagine', da condurre con rigore filologico e senso critico ; gli edifici danneggiati hanno, infatti, perso la loro immagine assumendo l'aspetto di figure mutile. Nel proporre un nuovo intonaco, quindi, occorre evitare ogni tentativo di riproporre un inverosimile 'stato originario' o di perseguire effetti di 'finto antico' o di 'imitazione in stile'. Occorre risolvere i problemi di re-interpretazione dell'edificio (in linea con l'attuale teoria e prassi del restauro) operando aggiunte da definire 'caso per caso' entro i limiti cromatici, storicamente circoscritti, proposti dall'ambiente.
2) Interventi sui materiali lapidei naturali
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Gli elementi lapidei si presentano ben conservati. Intendendo per buona conservazione una condizione in cui gli apparati decorativi, pur presentando i consistenti segni del trascorrere del tempo, si presentano formalmente integri e privi di lacune, le operazioni di manutenzione consistono nell'eseguire una leggera ma accurata pulizia. Ove particolari condizioni di aggressione ambientale hanno causato la formazione di croste (di natura chimica inequivocabilmente attiva ed evolutiva) è corretto operare un intervento di pulizia più spinto ma solo nel pieno rispetto del principio del minimo intervento ed evitando di cancellare irreversibilmente i 'segni' del tempo .
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Gli elementi lapidei si presentano, in genere, ben conservati ma presentano piccole lacune. Ferme restando le indicazioni di metodo del caso precedente, occorre distinguere i seguenti casi :
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a) la lacuna consiste nel forte degrado di pochi elementi in pietra da taglio privi di decorazioni ma con precise funzioni costruttive. In questi casi, procedendo con delle tassellature o con la sostituzione di alcuni elementi non si altera, in genere, l'integrità dell'opera.
- b) la lacuna consiste nel forte degrado o nell'assenza di una parte di un apparato decorativo. Gli interventi possono consistere in piccoli aggiustamenti; tutto ciò a condizione che questi ultimi risultino distinguibili, reversibili ed utili per la salvaguardia dell'opera e che non si pongano come tentativi di interpretazione in stile o di copie.
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Gli elementi lapidei si presentano fortemente degradati da consistenti lacune. Quando gli apparati decorativi hanno perso la loro immagine assumendo l'aspetto di figure mutile, ci si trova di fronte ad un problema di 'reintegrazione dell'immagine', da condurre, come indicato nel caso dell'assenza degli intonaci, con rigore filologico e senso critico. Occorre evitare (si rileva ulteriormente) ogni tentazione di restituzione in 'finto antico' o di 'imitazione in stile'. Si devono, quindi, risolvere i problemi di re-interpretazione dell'edificio, operando aggiunte da definire 'caso per caso', senza rispondere a regole prefissate o a dogmi ; si cercherà di re-inventare, di volta in volta, con originalità i criteri ed i metodi d'intervento. E' preferibile, in questi casi, senza sacrificare l'unità formale dell'opera, proporre delle calibrate e discrete soluzioni aventi una valenza espressiva contemporanea ; il tutto con la consapevolezza che l'opera da restaurare, una volta indagata con sensibilità storico-critica e specifica competenza tecnica, suggerirà essa stessa la corretta via da intraprendere.
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Le cornici in pietra da taglio di molte aperture, presenti ai piani inferiori dell'edilizia diffusa, sono state nel tempo ritinteggiate più volte conformemente ad una tradizione presente sia nell'area siracusana che in altre siti del mediterraneo. In virtù di questi trattamenti gli elementi lapidei versano in uno stato di buona conservazione. Ritenendo valida sia formalmente che tecnicamente questa tradizione, è opportuno riproporla a condizione che si ricorra (previa appropriata pulizia) a corrette opere di scialbatura in alternativa al più recente e diffuso utilizzo di pitture o di vernici.
3) Interventi sugli altri elementi delle fronti esterne
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Nessun intervento di restauro può risultare duraturo quando non si garantisce l'efficienza dei sistemi di smaltimento delle acque. Le più diffuse manifestazioni di degrado sulle fronti esterne degli edifici, infatti, sono da imputare principalmente all'azione dell'acqua.
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Nel caso in cui l'edificio è già dotato di un proprio sistema, rispondente a soluzioni mediate dalla tradizione locale ma in parte assente, tale sistema verrà riproposto apportando le opportune aggiunte o variazioni ritenute utili per migliorarne efficacemente l'efficienza.
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Quando il sistema tradizionale è in gran parte assente o risulta inaffidabile ed inefficiente, occorre modificarlo ricorrendo a delle soluzioni più efficaci. In questi casi l'aggiunta esteticamente calibrata, distinguibile e reversibile di un moderno sistema di smaltimento delle acque non offende l'integrità dell'opera.
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In diversi casi lo smaltimento delle acque avviene con il convogliamento all'interno della costruzione. Questa soluzione è foriera di diversi degradi sulle 'fronti esterne' degli edifici ; occorre, ove possibile, apportare le opportune modifiche per convogliare le acque all'esterno delle costruzioni. Quando dette modifiche dovessero comportare sia eclatanti stravolgimenti formali che consistenti danni agli apparati decorativi (ove occorresse, per esempio, perforare o tagliare elementi lapidei) ci si troverà costretti a riproporre il convogliamento interno alle murature ; in questi casi si raccomanda di provvedere ad una corretta revisione dei raccordi e delle giunzioni rendendo, in ogni caso, queste parti facilmente manutenibili.
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Le superfici orizzontali esposte alle piogge (calpestii dei balconi, cornici sommitali, ecc.) sono costituite da lastre in calcare tenero facilmente lavorabile ma, nel contempo, fortemente degradabile in presenza dei cicli di assorbimento/cessione delle acque meteoriche. La tradizione costruttiva in Ortigia non prevede l'uso di sistemi (lastre di marmo, ardesia, ecc.) posti in difesa di questi elementi. La conseguenza è il rapido degrado degli apparati decorativi.
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Un ulteriore ma diffuso esempio di vizio costruttivo dei balconi è rappresentato da un particolare sistema di smaltimento delle acque ; il deflusso avviene convogliandole verso l'interno della costruzione in direzione di uno o più fori ricavati nelle murature. Al di sotto delle lastre di calpestio, fra le mensole dei balconi, sono visibili dei piccoli tubetti di scarico. Questo articolato sistema di deflusso comporta notevoli degradi alle murature, alle fasce lapidee di sotto-mensola, alle assise di posa in conci squadrati e, infine, agli intonaci.
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La correzione di questi vizi costruttivi è essenziale per la salvaguardia dell'opera ; in questi casi l'aggiunta (ovviamente reversibile e riconoscibile) di lastre in marmo inclinate verso l'esterno e provviste di efficienti gocciolatoi non altera la lettura dell'opera e risulta, in ogni caso, più efficace delle generiche 'copertine di protezione' costituite da malte (di vario genere e natura). La diffusione di queste 'copertine' è da mettere in relazione con il presunto vantaggio di risultare invisibili ; la loro comprovata inefficacia per la salvaguardia dell'opera, tuttavia, ne sconsiglia l'utilizzo in favore di sistemi più efficienti.